Danni neurologici COVID-19 (SARS-CoV-2)

La comunità scientifica, in questi giorni, inizia interrogarsi con maggior intensità sui danni neurologici derivanti dall’infezione con COVID-19 (SARS-CoV-2).
Ci sono prove crescenti infatti che il sistema nervoso sia frequentemente coinvolto in pazienti ospedalizzati e non con Covid-19. Questo non è sorprendente, perché anche le manifestazioni neurologiche sono state descritte a lungo nelle infezioni da altri virus respiratori, inclusi altri coronavirus. Tuttavia, in ambito neurologico le manifestazioni di Covid-19 sono comuni e invalidanti abbastanza da aver attirato l’attenzione diffusa in ambito scientifico e creare preoccupazione per il loro impatto a breve e lungo termine sulla salute della popolazione.

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Quali sono e da cosa derivano i danni neurologici del COVID-19?

Spesso il Covid-19 si manifesta con sintomi neurologici e neuropsichiatrici molto vari che includono encefaliti, vertigini, disturbi del sonno, deficit cognitivi, delirio, allucinazioni e depressione.
Simile a SARS-CoV-1, SARS-CoV-2 utilizza l’ACE2 come principale recettore di attacco della “proteina Spike” (fig.1) per l’ingresso cellulare. La proteina ACE2 è stata osservata nel sistema vascolare, ma in minor misura nel rivestimento dei vasi cerebrali. Tuttavia, il sequenziamento dell’RNA ne ha dimostrato la presenza, anche se modesta nel cervello umano. Di assoluto rilievo quindi le considerazioni del prof. Paolo Calabresi, Ordinario di Neurologia e Direttore della Neurologia del Policlinico Gemelli di Roma, tratte da un articolo di “inSalute news”:
Studi su topi transgenici hanno dimostrato che SARS-CoV-2 può infettare i neuroni e causare la morte neuronale utilizzando un meccanismo che dipende dalla proteina ACE2, la stessa utilizzata in altri organi. Gli studi clinico-patologici che hanno dimostrato la presenza del virus nel cervello o nel liquido cerebrospinale non sono sempre stati univoci. Infatti, mentre alcuni studi hanno mostrato SARS-CoV-2 RNA nel cervello o nel liquor in pazienti con encefalopatia nei pazienti Covid-19, altri studi non hanno replicato questi risultati.

Come agisce il SARS-CoV-2 nel cervello?

L’azione del SARS-CoV-2 Come spiega egregiamente il prof. Calabresi nel sopra citato articolo:
“Un quesito scientifico importante è stabilire quali siano le vie di penetrazione del virus nel cervello. Una prima ipotesi è quella della via olfattoria. Infatti, la perdita dell’olfatto è una manifestazione neurologica frequente nel Covid-19. Inoltre, studi di risonanza magnetica hanno mostrato un aumento del segnale nella corteccia olfattiva che potrebbe associarsi all’infezione. Pertanto il virus potrebbe essere interiorizzato nei terminali nervosi della mucosa olfattoria e così diffondersi ad altre regioni del cervello, come descritto per altri coronavirus.

Alterazioni della barriera emato-encefalica (una barriera naturale che protegge il cervello dal resto del corpo) potrebbero facilitare l’ingresso del virus nel cervello. Infatti, durante la “tempesta citochinica” scatenata da SARS-CoV-2, alcune di queste citochine potrebbero alterare tale barriera protettiva e favorire l’ingresso del virus.

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La correlazione tra ingresso del virus e i danni celebrali

Il meccanismo di aggressione del virus sembra rafforzarsi col suo avanzamento all’interno del sistema nervoso, infatti, spiega sempre il prof. Calabresi:
Vi è un altro meccanismo di danno cerebrale legato all’ischemia cerebrale globale causata dall’insufficienza respiratoria. Danni ischemici cerebrali sono inoltre da ictus tromboembolici correlati ad un aumento della coagulazione intravascolare. Spesso tali ictus cerebrali sembrano avere caratteristiche diverse da quelle comunemente osservate in pazienti non colpiti da Covid-19 e riguardare una popolazione più giovane.
L’ipercoagulabilità correlata a Covid-19 che aumenti la suscettibilità al cerebrovascolare. Reperti autoptici hanno evidenziato microtrombi diffusi anche a livello cerebrale. I pazienti con Covid-19 possono essere a rischio di ictus cardioembolico anche a causa del danno cardiaco acuto e delle aritmie segnalati in circa il 10% dei ricoverati per Covid-19.

Per quanto riguarda le manifestazioni del sistema nervoso centrale, abbiamo osservato nei pazienti positivi alla SARS-CoV-2 una maggiore frequenza di cefalea, iposmia ed encefalopatia sempre correlata a condizioni sistemiche (febbre o ipossia). Inoltre, il coinvolgimento muscolare era più frequente nell’infezione da SARS-CoV-2.

La soluzione clinica Air Log 6

Una limitazione della tempesta di citochine può sicuramente contenere la neuro-invasione responsabile del danno assonale retrogrado.
Come evidenziato in un documento sulle Patologie Molecolari, pubblicato in passato da CH.I.S.S. srl, il formulato Air Log 6 forte della sua molecola con funzioni di inibizione retrovirale specifica FAST VIREX è un valido strumento per la riduzione di copie di genomi di Sars-CoV-2 presenti nell’aria responsabili della rapida diffusione della pandemia individuate per primo dalla ricerca svolta da un team di Arpa Piemonte
In conclusione, le manifestazioni neurologiche di Covid-19 costituiscono una delle principali sfide per la salute pubblica non solo per gli effetti acuti sul cervello, ma anche per i danni a lungo termine alla salute del cervello che potrebbe derivarne. Queste manifestazioni ritardate potrebbero essere presenti anche in pazienti che non hanno mostrato sintomi neurologici nella fase acuta. Questa possibilità richiede ora e in futuro un’attenta sorveglianza epidemiologica.